FOIATONDA | COOPERATIVA DI COMUNITÀ

L’APPENNINO
TRA BOLOGNA E FIRENZE

Un viaggio tra borghi, boschi e crinali sospesi tra storia e natura

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"Radici vive, comunità forti, montagna autentica"

L’Appennino che emoziona, racconta e accoglie

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Tra crinali verdi, borghi di pietra e sentieri antichi, l’Appennino tra Bologna e Firenze è un invito alla scoperta. Un territorio autentico, dove cammini storici si intrecciano con panorami mozzafiato, piccoli paesi custodiscono tradizioni vive e la natura regala meraviglie ad ogni passo.

In questa sezione troverai idee, percorsi e luoghi da esplorare: dai borghi più suggestivi alle bellezze naturali, dalle antiche vie ai dintorni meno conosciuti, ma tutti da vivere.

Borghi Storici

Racconti, tradizioni e antiche usanze si intrecciano nelle strade dei suggestivi Borghi dell’Appennino

Zaccanesca

Quasi invisibile dalla strada, tra boschi di querce e castagni, poche centinaia di metri più in alto del corso del torrente Savena sorge Zaccanesca, uno dei borghi più antichi del comune di San Benedetto Val di Sambro. Sulla Strada Provinciale 79 siamo a meno di 2 km da Madonna dei Fornelli ma Zaccanesca è raggiungibile anche attraverso un sentiero che Foiatonda e la comunità del piccolo borgo hanno ripristinato e segnato.


Al centro del caseggiato conosciuto già nel lontano 1200 con il nome di Caccianesca, racchiusa tra le mura delle abitazioni, primeggia la Chiesa di Santa Maria, simbolo di tutta la storia di questa bella comunità.


Il borgo è invaso da un’aria domestica, arcaica, e grazie ai suoi pochi ma indomabili abitanti ogni anno sembra diventare più bello. Cesare, Domenico e Renzo detto Favilla sono i suoi custodi e i testimoni di una storia affascinante. Venire a Zaccanesca è come andare ad una festa, ogni giorno. Troverete sempre qualcuno disposto ad offrirvi da bere, soprattutto vino, fare due chiacchiere e ascoltare i racconti della loro tradizione. E di feste a Zaccanesca ancora oggi se ne fanno! Come Borghi diVini, uno degli eventi più importanti per l’Appennino Bolognese che trova in questo villaggio la location ideale per mescolare storia, cibo e buon vino.

La narrazione di questo borgo non si ferma mai. Zaccanesca ancora oggi continua a vivere e ogni gesto, ogni incontro è una tessera di un mosaico in cui memoria e futuro, comunità e affetti sono il collante più importante. Qui, dopo la Grande guerra c’erano tante famiglie e c’era anche una scuola elementare con 25 bambini che correvano lungo i vicoli di questa perla dell’Appennino.

Il 15 agosto da non si sa quanti anni va in scena la tradizionale Polentata in onore di Santa Maria Assunta e tutte le viuzze del centro abitato fin giù nella bella corte davanti al forno del borgo, vengono riempite di tavolate per partecipare a questa riunione di gioia a cui partecipano fino a 500 persone. La 3° domenica di gennaio invece Zaccanesca festeggia Sant’Antonio Abate. Una delle feste più sentite di tutta la vallata. Dal 1863, anno in cui la chiesa venne fondata centinaia di abitanti dei paesi vicini ritornano per prendere la propria pagnottella di pane benedetto.

Zaccanesca è un simbolo per Foiatonda e per tutti gli abitanti della montagna. Ed è anche un modo di vivere. Un modo di affrontare le sfide del futuro. Noi siamo fratelli di questa piccola comunità indispensabile per non disperdere la memoria, indispensabile per progettare il futuro del nostro territorio.

Qualto

Un gioiello di pietre incastonato tra le fronde dei suoi castagneti. Questo è Qualto. Il borgo più antico del comune di San Benedetto Val di Sambro. Uno dei più belli dell’Appennino Bolognese.

A 2 km da Madonna dei Fornelli prendendo la via per Pian del Voglio il borgo appare in tutto il suo emozionante splendore e ci racconta la sua origine di paese fortificato con le sue pietre centenarie, le mura, il belvedere e i portoni delle abitazioni che tenaci hanno resistito nei secoli.


Da Madonna dei Fornelli è possibile raggiungere il centro abitato del borgo attraverso un sentiero, riaperto da Foiatonda con l’aiuto degli abitanti di Qualto, che guida i camminatori alla scoperta dei ricchi castagneti che la comunità protegge come un vero e proprio tesoro e che coltiva per la produzione della pregiata farina.


Passeggiare per Qualto è una vera scoperta. Un labirinto di muri di pietra, tetti di arenaria, architravi, iscrizioni, la fontana da cui sgorga acqua freschissima tutto l’anno: tutto parla della sua storia risalente all’inizio del 1200. Una storia che ancora invade il borgo di un fascino immutabile. Qua e là opere “en plein air” dipinte sulle facciate di alcune abitazioni mostrano tracce di modernità conferendo ancora un fascino del tutto particolare al borgo.

La chiesa di San Gregorio Magno domina tutto l’abitato e la piazza: costruita attorno al 1300 è anche dedicata alla Beata Vergine del Carmine che nel 1630 protesse Qualto dalla peste.

Ogni 2° domenica di agosto si celebra il miracolo portando la sua immagine in processione e pregando il Santo Patrono che tutto resti così com’è.

Qualto è un pezzo della storia di questo territorio. Fu comune autonomo e già nel Medioevo era riconosciuto come una grande comunità. Una comunità restata nei secoli originaria, unita.

Uno spirito indescrivibile abita dentro ogni abitante, dal più giovane al più anziano.


Poco distante dalla chiesa e a ridosso dalla piazza sorge Cà di Bastiano, un’imponente abitazione in stile antico conservata in modo incredibile, attorniata da alberi di fico e scalinate. Dal belvedere della piazza, il centro vitale del borgo si può godere di una vista mozzafiato fino alle linee dei monti del Corno alle Scale che si infuocano la sera nei tramonti estivi. La trattoria riempie le serate di voci e di aromi inconfondibili. Non si tratta solo di cibi eccezionali della tradizione di Qualto. C’è sempre qualcosa di più. Un fascino antico e misterioso che si mescola alle ricette che l’osteria prepara per i suoi ospiti.


Un po’ più in basso si trova l’antico essiccatoio, scadòr in dialetto, dove ogni autunno vengono disposte le castagne a seccare per 40 giorni e 40 notti. Per tutto il periodo gli abitanti si riuniscono alimentando il focolare che permette ai frutti di scaldarsi lentamente fino a seccarsi. Dopodichè verranno pulite e macinate al mulino per ottenere la farina. L’aroma dolce che si respira in quei giorni nel borgo ci riporta indietro nel tempo e dona quella gioia che nella vita si può trovare solo nelle cose più semplici. Una malia che non ha bisogno di parole per essere narrata ma che va vissuta appieno e che vi farà tornare di nuovo qui, dove la storia si sposa con il futuro di questa incredibile comunità alle quale Foiatonda ha legato la sua opera. Perché solo con i nostri borghi, con le persone che da sempre li proteggono possiamo immaginare il futuro del nostro territorio.

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Sentieri che un tempo univano grandi città tornano a vivere grazie a viandanti e amanti dello sport in natura

Via degli Dei

La Via degli Dei è il cammino che collega Piazza Maggiore (Bologna) a Piazza della Signoria (Firenze) attraversando l’Appennino tosco-emiliano.

Il tracciato, ideato alla fine degli anni ‘90 da un gruppo di escursionisti bolognesi, è lungo circa 130 km e solitamente viene percorso in 4/5 giorni.

Deve il suo nome alle cime della dorsale del versante emiliano i cui toponimi ricordano le divinità pagane: Monte Adone, Monzuno (da Giove: Mons Zeus o Giunone: Mons Juno), Monte Venere e Monte Luario ed è un cammino difficile da raccontare in poche righe perché accoglie habitat naturalistici profondamente diversi tra loro. Si esce dalla città camminando sulle sabbie emerse tra le torri di arenaria del Contrafforte Pliocenico per poi perdersi tra un alternarsi di immensi panorami, fitti castagneti, ampie faggete e fresche abetaie. Al confine tra le regioni si rivive la storia toccando con mano i basolati dell’antica Flaminia Militare per poi raggiungere le dolci colline toscane, tra ulivi e cipressi, in una varietà naturale sorprendente che permette una grande biodiversità ambientale.

Per tutto il cammino si alterna l’attività fisica nella natura selvaggia e incontaminata a piacevoli soste volte a degustare le specialità tipiche del territorio, come le tagliatelle, i tortellini, i tortelloni e le crescentine del bolognese o le ribollite e le bistecche Fiorentine in Toscana.


Che lo percorriate per ritrovare voi stessi o per il bisogno di un bagno in natura o ancora per soddisfare la passione sportiva, tutto il cammino varrà almeno quanto la meta e l’emozione che proverete scorgendo Firenze dall’alto durante l’ultimo giorno di trekking sarà indescrivibile.

Il nostro consiglio è di prendervi una pausa da tutto, di trovare un ritmo che vi permetta di vivere appieno l’avventura e di arricchire il viaggio immergendovi nella vita delle Comunità dell’Appennino. In questo modo potrete scoprire tutto il fascino che questi luoghi racchiudono e vivere vere e proprie esperienze tra racconti di storia, tradizioni e segreti che solo le persone che vi abitano potranno rivelarvi.

Flaminia Militare

La Flaminia Militare è una delle più importanti zone archeologiche all’aperto dell’intero Appennino Bolognese.

Il tratto più suggestivo in cui scoprire i basolati romani originali si trova su Monte Bastione (1190 di altezza) a un’ora di cammino dal centro di Madonna dei Fornelli seguendo il percorso Cai 019 in direzione Monte dei Cucchi-Pian di Balestra, sul confine tra Emilia Romagna e Toscana.


Protetti dall’ombre delle faggete e dalle fronde delle grandi conifere che circondano il cammino poco dopo Pian di Balestra si giunge ai primi resti della Flaminia Militare e come d’incanto si entra nella storia: la strada romana scolpita da grandi pietre millenarie si racconta come in un antico libro in rilievo.

Camminarci sopra come due millenni fa fecero i legionari romani è una sensazione irripetibile. Pietra dopo pietra venne edificata dalle Legioni per controllare il territorio dall’alto: disboscarono tutto per non perdere un solo movimento nelle vallate sottostanti. La Via era un caposaldo per la sicurezza dei loro spostamenti sul crinale che unisce in pochi giorni Bologna e Firenze.

Oggi, immersa in uno scenario completamente naturale, protetta dalle grandi foreste che la cingono come uno scrigno, potete vivere la sensazione del tempo che si è fermato tra le fughe delle sue pietre in cui, strato su strato sono sedimentate storie di battaglie tra i romani e le tribù liguri, viaggi di pellegrini e briganti fino ai giorni nostri.


Il nostro passato è qui, potente, disteso sotto i nostri piedi e ci conduce in Toscana.

La sua costruzione risalente al 187 a.C. fu voluta dal console romano Caio Flaminio per collegare Bologna ad Arezzo ed è contemporanea a quella della via Emilia. C’è solo una grande e sostanziale differenza tra la Flaminia e le altre strade romane: ogni pietra che incontrerete su questo tracciato è originale, scolpita e posata in quell’epoca dai legionari romani. Nessun rifacimento successivo venne compiuto perché la strada andò in disuso pochi decenni dopo la sua costruzione. La terrà l’ha conservata così come è nata fino ai giorni nostri.


<I Romani andavano dritti> così raccontano la loro sensazionale scoperta Cesare Agostini e Franco Santi, nostri compaesani e amici, nati rispettivamente nel 1936 e 1930. Per due anni, dal ’77 al ’79 scavarono con una fiducia folle tutto il crinale di monte Bastione finché trovarono il primo tratto di basolato romano nascosto sotto a 70 cm di terra: era il 25 agosto del ’79.

Questa scoperta, sicuramente la più importante del 20° secolo ha cambiato la vita di tutti i paesi che si trovano su questo antichissimo tracciato tra Bologna e Firenze da cui è nata la più moderna Via degli Dei.

Le migliaia di camminatori che ogni anno vengono a scoprire questa antica via sono il più grande riconoscimento per Cesare e Franco.


La nostra Cooperativa deve molto a loro. Sono stati un esempio per tutti noi. A loro ci rifacciamo per affrontare le sfide del futuro. La salvaguardia e la promozione della loro scoperta è sicuramente tra le più importanti e urgenti.

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Via Mater Dei

La Via Mater Dei è il cammino dedicato ai Santuari Mariani dell’Appennino Bolognese.

È un percorso di circa 157 km che si sviluppa in sette tappe su crinali di media montagna e che collega la città di Bologna a 10 Comuni dell’Appennino Bolognese: Pianoro, Monterenzio, Loiano, Monghidoro, San Benedetto Val di Sambro, Castiglione dei Pepoli, Camugnano, Grizzana Morandi, Vergato e al Comune di Firenzuola, in territorio toscano.


Che la vostra sia una cultura laica o religiosa saranno giorni di grandi scoperte. Sarà un cammino di fatiche, di inciampi, di incontri, di imperfezioni, di limiti che di volta in volta diventeranno trampolini per proseguire con ancora più fiducia verso l’aspirazione più alta di ogni uomo: diventare migliori.


Tra fede e leggende, tra storia e racconti popolari, questo viaggio vi farà scoprire il legame profondo che lega Bologna alla sua montagna e alle sue comunità dal carattere autentico e dall’ospitalità generosa e semplice che da secoli proteggono e curano i luoghi di fede dell’Appennino. Questo sentiero saprà fare breccia prima negli sguardi e poi nei cuori dei moderni pellegrini che vorranno intraprendere questo viaggio.


Tutte le info sul sito www.viamaterdei.it

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Dintorni da scoprire

Paesini, borgate nascoste e scorci meravigliosi dal notevole interesse storico e paesaggistico

Cedrecchia

Dal centro di Madonna dei Fornelli la Via Romana Antica si arrampica fino a raggiungere ampie distese di campi coltivati, terre arate e allevamenti di bestiame immersi in un’atmosfera di quiete incredibile. È proprio lì, a due passi dal parco eolico di Monte Galletto che sorge Cedrecchia.

Scortata dai filari di alberi che danno il benvenuto al visitatore, la via principale si addentra tra le abitazioni del borgo e dopo una breve e ripida salita giunge dinnanzi alla bella Chiesa di San Paolo, dove è custodita una preziosa pala d’altare del ‘600 raffigurante la Madonna con i Santi Paolo e Pietro.

Il tempo di questa piccola e operosa comunità è scandito dai rintocchi del campanile, un eco che si propaga lungo il crinale e giù nelle valli di questo scenario incantato, da una parte la Valle del Sambro con una splendida vista sul tramonto e dall’altro la Valle del Savena, visibile da chilometri di distanza.

Ogni 2° domenica di settembre nella Piazzetta della località conosciuta già nel Medioevo con il nome di Cidricula si festeggia il Santo Patrono, San Paolo. Per l’occasione gli abitanti dei paesi limitrofi giungono a piedi in una tradizionale passeggiata che li conduce alla festa.

Generazione dopo generazione, le sere di questo piccolo borgo di allevatori e agricoltori si riscaldano con il fuoco del camino e con i racconti del passato. Memorie che parlano dei gesti che ogni giorno ancora oggi accompagnano la vita di questa comunità.


Cedrecchia è inoltre collegata con un sentiero tra i boschi alla Villa di Cedrecchia, il borgo sottostante, raggiungibile anche dalla Strada Provinciale 79 che unisce Madonna dei Fornelli a Monzuno.

Questo piccolo villaggio si anima soprattutto in estate attorno alla meravigliosa Chiesa di San Lorenzo.

Ogni 11 febbraio si celebra la festa della Madonna di Lourdes e il 10 agosto il Santo Patrono, San Lorenzo a cui è dedicata la notte delle stelle cadenti. Ad ogni primavera ritornano i villeggianti, si riaprono gli scuri delle abitazioni e il borgo si risveglia dal torpore dell’inverno dando respiro e pace agli abitanti di Bologna e Firenze che, solo in 40 minuti, ritornano in questa piccola oasi di relax lontana anni luce dal fragore della città.

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